OGNI GIORNO IL TUO DESTINO CAMBIA

Ogni giorno il tuo destino cambia, cambiano le informazioni che ti formano il pensiero, i sentimenti che ti accarezzano o ti spezzano il cuore. Cambia lo scenario in cui ti poni e ti proponi, cambia il tuo ruolo nella recita infinita della vita: un giorno regista, un'altro protagonista, un'altro ancora semplice comparsa.
C'è il momento del silenzio, assordante x te ma per gli altri solo silenzio; poi ci sono i giorni in cui la rabbia hai voglia di urlarla in faccia al mondo e poi c'è la ragione che analizza, placa e ricompone gli equilibri e si ricomincia da capo.



























































lunedì 25 luglio 2011

Politics, poetry and peace - Alberto Cacopardo: They broke their backs lifting Moloch to Heaven! -...

Riporto fedelmente un post di Alberto Cacopardo, per altro già presente nei link dei blog che seguo, ma è talmente interessante e da parte mia completamente condivisibile che non ho potuto resistere dal proporvelo.
Spero che il sig Cacopardo non abbia nulla da obbiettare (del resto se ha fatto del suo pensiero un blog aperto dovrebbe essere lieto di un a maggiore diffusione)
Se così non fosse basterà che me lo faccia sapere e lo rimoverò immediatamente
Politics, poetry and peace - Alberto Cacopardo: They broke their backs lifting Moloch to Heaven! -...: "L’attacco che è in corso all’Italia e all’Europa è il più audace e massiccio mai tentato sulla scena della finanza mondiale. Non è detto che..."

I richiamo del mare

 
Da troppo tempo non respiro più i suoi profumi, non mi ricarico della sua potenza. 
E' come un richiamo ancestrale, un bisogno prepotente di rientrare in contatto con l'acqua infinita .
Devo far risalire la marea che c'è dentro di me, emozione, forza........vita.



       È il tempo, è la vita che ci dà la forza di guardare sempre avanti
       che ci fa vivere di fronte a una speranza e ci crea nuovi orizzonti nel futuro
       E’ la libertà della vita che si tramuta in cuore e ci fa gioire.   
       È il sorriso di un delfino che ci sussurra l'infinito,
       il buio dei confini,  la luce degli abissi, il mare dell'amore e l'amore del mare.
       E’ il canto soave della  balena  che unisce in se maestosità
       e leggerezza ,serenità e timore, potenza e melodia
       È l'immagine serena di un beluga che nuota che si fa veicolo
       della fantasia, bizzarra, profonda, infinita, reale, sonora...
       E’ quel tenace gabbiano che vuole volare, librarsi nel cielo, garrire lontano.
       Ali per volare, ali per pensare, ali per viaggiare, ali per nuotare veloce,
       ali per accudire il mare, ali blu, ali di manta, ali di pace
       e di echi profondi, di spazi grandi e piccoli granelli, di rocce dure ed alghe allegre,
       ali per la vita che vibra, che frastorna ….che ci chiama.

domenica 24 luglio 2011

"Io sono responsabile della mia rosa..", ripetè il piccolo principe per ricordarselo.

Credo che tutti noi conosciamo dai tempi dell'infanzia (o anche da adulti..perchè no) questo splendido libro di   Antoine de Saint-Exupéry  e forse ce lo siamo dimenticato.
Ci sono momenti in cui sarebbe proprio necessario rileggerlo


Il piccolo principe ci insegna che cos'è l'amicizia.



Che cos'è l'amicizia?
È la consapevolezza che qualcosa più che essere importante per noi, sia invece importante per lui, la necessità di sapere che tra le sue braccia, tutto andrà bene, la voglia di proteggerlo dai pericoli della vita, seppure comunque non potremo evitare che alla fine il serpente giallo lo morda e lo porti via. Si, perché tanto alla fine, seppur lontano e invisibile, lui continuerà a far sorridere le stelle..
Il piccolo principe incontra sulla terra una volpe, che gli spiegherà che cosa vuol dire il termine "addomesticare" e gli farà comprendere il valore profondo e il legame solido che può instaurarsi tra due persone, un senso di protezione reciproco che riuscirà persino a spazzar via la tristezza davanti allo spettacolo di un tramonto.


"Tratto da "Il piccolo principe"
In quel momento apparve la volpe.

"Buon giorno", disse la volpe.

"Buon giorno", rispose gentilmente il principe, voltandosi, ma non vide nessuno.

"Sono qui", disse la voce, "sotto il melo.."

"Chi sei", domandò il piccolo principe. "Sei molto carino.."

"Sono una volpe", disse la volpe.

"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, "sono così triste.."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata."

"Ah! scusa", fece il piccolo principe.

Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:

"Che cosa vuol dire, 'addomesticare'?"

"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"

"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che cosa vuol dire 'addomesticare'?"

"Gli uomini", disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso! Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"

"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire 'addomesticare'?"
"È una cosa da molto dimenticata. vuol dire 'creare dei legami'.."

"Creare dei legami?"

"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo."

"Comincio a capire", disse il piccolo principe. "C'è un fiore.. credo che mi abbia addomesticato.."

"È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto, sulla Terra.."

"Oh! non è sulla Terra", disse il piccolo principe.

La volpe sembrò perplessa.

"Su un altro pianeta?"

"Sì."
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"

"No."

"Questo mi interessa! E delle galline?"

"No."

"Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe.

Ma la volpe ritornò alla sua idea:

"La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù, in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane, e il grano, per me, è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticata. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano.."

La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:

"Per favore.. addomesticami", disse.

"Volentieri", rispose il piccolo principe, "ma non
ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose."

"Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico, addomesticami!"

"Che bisogna fare?", domandò il piccolo principe.

"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino.."

Il piccolo principe ritornò l'indomani.

"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore.. Ci vogliono i riti."

"Che cos'è un rito?", disse il piccolo principe.

"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza."

Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina:

"Ah!", disse la volpe, "piangerò.."

"La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi.."

"È vero", disse la volpe.

"Ma piangerai!", disse il piccolo principe.
"È certo", disse la volpe.

"Ma allora che ci guadagni?"

"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano."

Poi soggiunse:

"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto."

Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.

"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico, ed ora è per me unica al mondo."

E le rose erano a disagio.

"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè è lei che io ho innaffiata. Perchè e lei che ho riparata col paravento. Perchè su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perchè è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perchè è la mia rosa."

E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi."

"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe per ricordarselo.

"È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."

"È il tempo che ho perduto per la mia rosa..", sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.

"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa.."

"Io sono responsabile della mia rosa..", ripetè il piccolo principe per ricordarselo.




Tac...e d'improvviso l'orologio è rotto


Uno si costruisce grandi storie, questo è il fatto, e può andare avanti anni a crederci, non importa quanto pazze siano e inverosimili, se le porta addosso e basta. Si è felici, tanto felici…e potrebbero non finire mai. Poi, un giorno succede che si rompe qualcosa nel cuore del gran marchingegno fantastico… Tac… si rompe d'improvviso e tutto cambia, e tu rimani lì, senza capire come mai tutta quella favolosa storia non ce l'hai più addosso ma davanti, come fosse la follia di un altro e quell'altro sei tu. Tac… Alle volte basta un niente anche solo una goccia d’acqua e non riesci più ad aggiustarle… basta quello… chissà…
Forse vorresti solo non essere sempre tu l’orologiaio



giovedì 21 luglio 2011

L'unica cosa che non cambia



La vita non è fatta per guardare indietro la strada percorsa,
ma per sognare la strada ancora da fare.
Non chiederti chi sei davanti allo specchio,
non avrai risposta alcuna,
semmai guardati dentro
e scoprirai di non essere cambiata mai.
Il tempo non invecchia l'anima di chi sogna

-Giovanni Di Battista-




un’Altra Italia esiste

un’Altra Italia esiste
http://domenicofiniguerra.it/?page_id=1659
Questo è un post di Domenico Finiguerra pubblicato qualche mese fa. Rappresenta perfettamente il mio pensiero e siccome non avrei potuto scriverlo meglio vi invito a leggerlo, anche per conoscere questo sindaco che come tanti altri appartenenti alla schiera dei  dei "comuni virtuosi " ci dimostra che veramente esiste un'altra Italia di cui possiamo essere orgogliosi e magari provare a seguirne l'esempio.

martedì 19 luglio 2011


L'errore è il metodo d'apprendimento dell'essere umano ed è ciò su cui si fonda il cambiamento continuo che è la Vita
.....il fallimento non rappresenta la fine di tutto, bensì una possibilità di conversione. Un cambiamento di rotta


Ho un sacco di immagini nella testa che si confondono, tante parole. Voglio fare ordine, ma non riesco a raccapezzarmi. Non c’è nulla di sensato in ciò che faccio. Penso una cosa ma poi ne faccio un’altra, cerco di essere forte ma sono debole, più cerco di capire più mi confondo. Sogni, ricordi, speranze…  Cerco…
Vengo rimproverata perché non ascolto, perché non mi fido, perché non ho più niente da dire. Non voglio essere diversa, adesso vorrei essere solo brava come un’ardita surfista sull’onda di un cambiamento forse troppo pigro…ma va bene così se nel momento in cui allento le briglie delle mie emozioni qualcuno è lì in agguato, pronto per ferirmi e poi imboccarmi con stupidi consigli. Non ne ho bisogno!
Lo so, sono indolente, non ho voglia di ascoltare parole che mi stupiscano, no, le voglio “sentire”. Ma spesso il vuoto diventa una voragine ed io mi lascio semplicemente cadere in un volo immobile, senza alcun riflesso, stordita.
Cerco di ascoltarmi, empatica, e comprendermi, ma non riesco più ad arginare, addomesticare, attenuare, ne lasciarmi andare.
Sono stanca. Ho desideri in esaurimento e difese in accanimento, sebbene a volte queste difese assomiglino a quelle che possiede un girino.
Ho ancora sete d’amore, vivo di gioie che non hanno tempo e altre che invece vogliono ancora posto nel mio cuore.
Ho voglia di strade, sentieri, rotaie, aeroporti, ho continuamente voglia di un mare che mi avvolga, di un cielo che mi protegga, di un sole che mi riscaldi.
Ho voglia di odori che mi turbino e di braccia che mi stringano
Ho voglia di tendere le mani, né per pretendere, né per ferire ma solo per mostrarmi innegabilmente vera.
Adesso disperdo questi pensieri e chiudo gli occhi.
Domani, forse, mi guarderò da un altro punto di osservazione.


Ci sono le storie

che rimangono,

che ci rimangono

sotto la pelle

perchè, anche se finite,

rimangono vive,

annidate dentro di noi.

Per queste storie

vale la nostra vita.

Per queste storie

la felicità merita

di essere cercata

anche solo per un attimo. 
                                                          

lunedì 18 luglio 2011

Fare la cosa giusta sbagliando

Frammenti tratti da un articolo di Claudia Marchionni, apparso sul periodico "D" (... è un po' lungo, ma l'ho trovato interessante.)


Di fronte all'errore, gli atteggiamenti più frequenti sono due e opposti: o lo si considera un fatto del tutto casuale, o si tende a psicologizzarlo troppo (specie se l'errore è degli altri) rischiando di deformarne il significato originario:

Siamo parte di un Tutto più ampio dove le decisioni non dipendono completamente da noi. Semplicemente seguiamo l'equilibrio del momento. Siamo immersi in una situazione determinata da diversi fattori: l'educazione che abbiamo ricevuto, la nostra emotività, il momento culturale e politico, il consiglio di un amico, l'esperienza di cui però non ci si deve fidare troppo, perché nulla è fisso..... Le cose non succedono perché noi le decidiamo. La nostra decisione pretende di modificare la realtà, quando invece s'inserisce in un flusso di eventi, di decisioni di altri, di eterogeneità, di volontà e di desideri che confluiscono nel risultato finale siamo sempre parziali.
.........indovinare non è intuire, non è casuale: il ragionamento c'è sempre.

Un esempio è la scherma. Meravigliosi trattati orientali dicono che il grande schermidore non ha un'immagine di se che colpisce l'oggetto , bensì di una Totalità a cui lui appartiene, di cui fa parte: è la spada che indovina, non lui.

Quando non sappiamo esattamente dove sta il bersaglio, lo indoviniamo perché facciamo parte di esso...



I rimpianti non hanno un senso, sono un assurdo.

Io rimpiango perché tendo a pensare che sono effetto di una causa, vittima di una colpa. Invece, io sono solo l'interazione tra quello che ricordo del passato e l'immagine che ho di me, adesso. Il passato, in realtà, è quello che io ne ricordo. E' il rimpianto, è il fraintendimento che io ho di me stesso. E' un pensiero sbagliato di sé. E la sua possibilità.
Se si include l'errore in ogni scelta, si pensa a sé come ad una persona che è arrivata sin qui anche grazie
all'errore. Si tratta di pensare al proprio passato come ad una selezione che ha portato cose positive e negative.

 

...e, continuando l'articolo ove parla degli errori d'amore.....

 

"....in amore, le donne e gli uomini si comportano spesso come il cane di Pavlov, che, sottoposto ad uno stesso stimolo, finì per reagire allo stesso modo anche quando la fonte dello stimolo era scomparsa da tempo.
E così, ripetono gli stessi passi, inciampano nello stesso ostacolo, sbattono contro la stessa persona (anche se ha
cambiato faccia e nome), prima di capire che stanno rivivendo il loro passato che si sono persi.

Un addestratore di cani Inuit, sostiene che solo il ricordo di un dolore intenso spezza l'automatismo del comportamento e induce l'animale ad inventarsi un'alternativa positiva. “Temo che sia vero per tutti noi.”


Rita Levi Montalcini

A tutte quelle donne che troppe volte hanno dovuto ricominciare...dopo che i loro sogni erano stati uccisi...


Sovente nessuno di noi è quel che si sente di essere
e niente quello che troppo spesso stringiamo tra le dita
magari semplicemente perchè lo permettiamo
confididando sempre che qualcuno veda di noi
l'anima e non il corpo ma non è cosi purtroppo
e ci ritroviamo per l'ennesima volta
a raccattare i cocci sulle strade della vita
e a domandarci  perchè o cosa abbiamo sbagliato
ma solo il silenzio ci risponde
col suo alito di neve e il buio dietro ai vetri
a riflettersi sugli occhi-ancora per quanto?
****



Piangerò domani tutte le mie lacrime ...
Perle sciolte nel nulla più profondo
su un giorno che mai muore.

Piangerò per te, per me e sul tempo perso,
sulle scelte imposte dal destino
con spoglie d'antichi amori ormai sepolti
sotto a strati spessi di ghiaccio.

Piangerò cosi, dispersa tra vapori d'aurora
che aleggiano sul mare travolgente
e ombre fiorite di cadaveri sotto  questo cielo
dove silenti ci osservano i ricordi...

Petali striati di nere macchie
a schiuder fiori d'un alba decomposta,
nelle ore nude che scorrono e passano
lente ma sempre uguali,
embrioni mai nati di un tempo che fu e non sarà...

Senza tristezza  spargerò rugiada
su fili d'erba inerti e gocce tremule d'eternità
oltre elucubrazioni mute di pensieri.

Piangerò domani, solitaria la mia pena
chiusa nel silenzio d'assenti labbra,
evenescente come un sogno nella notte,
mentre una luna indifferente langue riflessa tra le foglie
mescolando riverberi d'argento.
ai sospiri stanchi del vento...

Piangerò domani
i miei dolori,
in bilico su una nuvola
spaziando in questo immenso
di cui non conosco l'alfa e l'omega...

Immemore d'una vita passata,
ma solo mia in questo universo senza limiti
che mi culla, cancellando orme sul mio cuore già deserto.

E gli occhi in volo su una linea retta,
niente dietro alla porta
a bussare inutilmente
su ciò che non può più essere concluso.
 Carolina Parrilla

domenica 17 luglio 2011

Così è

Canti di sirene

E’ un periodo questo denso di amarezze e delusioni con alcuni raggi
di sole nascosti tra le nebbie di un futuro illeggibile e sempre più
incerto. Mi ritrovo a leggere i miei ultimi pensieri, non è passato così
tanto tempo  ma mi sembrano cosi lontani. Parole che  rimangono a
memoria di ciò che è stato o forse non è stato mai. Andate e ritorni
progetti arrivi e partenze e quante attese sul marciapiede delle illusioni
A volte ci illudiamo di essere importanti x qualcosa o per  qualcuno,
quasi mai è così davvero spesso sono solo le nostre proiezioni i nostri
desideri e poi puntuale arriva la disillusione, l’amarezza, quando non
un dolore insopportabile. E proprio a quel punto che dobbiamo prendere
coscienza di noi e dimenticare i sogni di tutta una vita perché i sogni
sono come canti di sirene che avvolgono e rendono immobili mentre la
vita è  un treno in movimento, è un continuo viaggio verso stazioni
sconosciute e continue ripartenze per un futuro che anche se non ci sarà
mai dato di sapere dove ci condurrà…sappiamo solo che ci cambierà….
Chissà forse in meglio

Mutatis mutandis “mutate le cose che devono essere mutate”.

Sin dalle origini della vita, dalla prima cellula in poi nulla è rimasto immutato, ma tutto cambia continuamente, ed ogni cambiamento genera ulteriori mutamenti. Così è sempre stato x ogni forma vivente e non. Tanto più questo concetto vale x gli esseri umani, forme di vita tanto complesse da non poter evitare di essere influenzati da una serie infinita di evoluzioni ed esperienze biologiche e intellettive.
Guai a chi si arrocca nella granitica convinzione di rimanere sempre “uguale” qualsiasi cosa gli accada, o è uno stupido o un essere talmente fragile da aver bisogno di certezze assolute x non farsi distruggere dall’incapacità di assimilare nuove conoscenze.
Io mi auguro di poter essere sempre diversa, sempre nuova dopo ogni esperienza, positiva o negativa che sia. Ogni evento della vita ci arricchisce se non altro per  l’impegno necessario nella ricerca di costruire o ricostruire se stessi e per il piacere di comunicare ciò che abbiamo imparato.
E' vero, l’uomo è un animale egocentrico e presuntuoso, questa è la sua forza, anche quando nella forma vuol dimostrare modestia, l’intento è sempre quello di essere superiore a qualcun altro e per questo essere apprezzato e così facendo salire nella gerarchia del suo branco, grande o piccolo che sia, famiglia amici lavoro. Il vantaggio che possiede l’essere umano rispetto alle altre forme animali è che per fare tutto ciò  non deve necessariamente usare la forza bruta o la violenza, ma può usare l’intelligenza, adottando mille linguaggi differenti a secondo delle necessita utili alle sue forme di comunicazione con dolcezza sensibilità e amore. Può usare il linguaggio del corpo, quello della parola, l’arte, la poesia, la musica, che siano suoi a o di qualcun altro non è importane, ciò che conta è saper riconoscere, apprezzare e rispettare negli altri doti e valori che anche se non ti appartengono direttamente sono utili alla tua crescita. In fondo perchè gli scrittori scrivono, i pittori dipingono, i musicisti compongono melodie, non solo x se stessi,ma per farne patrimonio dell’umanità, lasciando al contempo segno tangibile del loro passaggio e per la presunzione di cui parlavo prima, essere ricordati nel tempo guadagnando così l’immortalità, essendo meravigliosamente diversi nei loro continui mutamenti.